Cronaca

Race for the cure: solidarietà, sport, salute. 20 anni di lotta al tumore

Lo scorso lunedì sera si è tenuto l'evento in occasione dei venti anni della storica manifestazione per la tutela della salute femminile

PUBBLICATO DA Chiara Rocca
10 Aprile 2019 - 16:43

"La terapia, come diceva Platone, deve essere del corpo e dell'anima. Deve curare le ferite del corpo, ma guardare anche all'aspetto emotivo. La tecnologia da sola non basta, a volte un po' d'amore, una carezza, un sorriso può fare molto di più. È la speranza che può dare la forza di affrontare e vincere la malattia". A parlare è il Dottor Gianni Letta, ospite lo scorso lunedì sera all'evento tenutosi presso il Centro Studi Americani di via Michelangelo Caetani 32, in occasione dei venti anni della Race for the Cure, la storica manifestazione di solidarietà, sport e salute nata da una collaborazione italo-americana per la tutela della salute femminile. Nel corso della serata, condotta dalla giornalista Olivia Tassara, e a cui hanno partecipato molte istituzioni tra cui l'onorevole Lorenzin, il consigliere De Girolamo e l'ex ministro Carlo Calenda, sono stati premiati alcuni dei testimonial che hanno aiutato negli anni la Race di Roma a diventare la più grande manifestazione nella lotta ai tumori del seno in Italia e nel mondo e che quest'anno si terrà al Circo Massimo, dal 16 al 19 maggio.

Un medico per amico

Sul palco, tra gli altri, anche il professor Riccardo Masetti, direttore del centro integrato di senologia del Policlinico Universitario "Agostino Gemelli", nonché cuore pulsante del progetto. "La Susan G. Komen è stata creata da una splendida donna in onore della sorella, portata via da un tumore al seno in età molto giovane. Alla fine degli anni Novanta, questa stessa donna ha deciso di estendere la sua iniziativa anche altrove, e ho sentito il bisogno di accogliere la sua volontà. Così, la Susan G. Komen è arrivata a Roma, insieme alla Race for the cure. E nel tempo è cresciuta, arrivando a toccare altre città italiane come Bari, Bologna, Brescia e, da quest'anno, anche Pescara e Matera. I numeri romani sono cresciuti in vent'anni: da 200 donne in rosa e 5.000 partecipanti della primissima edizione a 6.000 donne in rosa e 72.000 partecipanti dell'anno scorso", ha dichiarato con orgoglio il prof. Riccardo Masetti. "Ci sono più di due milioni di donne che ogni anno si ammalano nel mondo di tumore al seno. E spesso è la paura a farle arrivare in ritardo. Perché è una malattia curabile. Ci accingiamo a festeggiare venti anni di Race for the cure e ci siamo preparati per farlo nel modo migliore. Stasera siamo qui per ringraziare simbolicamente tutte le persone che ci sono state vicino nel corso degli anni, che hanno messo a disposizione la loro passione per noi. Per me questo progetto è come un figlio e sapere che ha messo su muscoli per camminare da solo, mi fa immensamente piacere". Ha continuato parlando dell'aspetto emotivo che una malattia come questa provoca nel malato, e della forza che quindi un evento come questo può dare loro. "Ogni tumore, quando si sviluppa, crea due problematiche: quella fisica, sulla quale si lavoro con ricerche, studi, tecnologia e quella mentale, alla quale dobbiamo essere altrettanto attenti. Se non si fa attenzione anche a questo aspetto, molte donne guariscono dalla malattia ma restano ferite da un punto di vista psicologico e non riescono a tornare alla vita normale".

La testimonianza

Tra gli altri, uno degli interventi più commoventi è stato quello di una donna che è entrata in questo tunnel tanto buio da sembrare senza uscita e che, invece, alla fine è riuscita a trovare la luce. È l'attrice Rosanna Banfi, figlia di Lino Banfi, e madrina della Race for the Cure, ormai da dieci anni. "Penso che Riccardo abbia giornate di 45 ore circa, perché riesce a operare, a visitare, a organizzare le Race, e ad avere un sorriso per centinaia di donne che chiedono la sua vicinanza. È uno di quei medici che diventano amici e questo è importantissimo. Ogni donna quando si ammala pensa di essere l'unica, ma quella domenica mattina alla Race mi sono resa conto di non essere sola, ce n'erano centinaia come me. E mi sono sentita in famiglia. Da lì ho seguito tutte le Race ed è stato formativo, divertente, ho pianto, ho riso tanto, ho conosciuto centinaia di storie diverse che mi hanno fatta diventare un'altra donna, sicuramente migliore. Il tumore non è un dono ma nel momento in cui ti capita può essere un modo per imparare tanto". Ecco impariamo da queste donne, impariamo da questo grande uomo che è Riccardo Masetti, impariamo, facciamo prevenzione e corriamo per loro, per noi.

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