Carlo Verdone racconta Alberto Sordi: "È grazie a lui se sono diventato attore"
Il pensiero del noto artista romano per "Albertone", in occasione della presentazione del volume numero 592 di “Bianco e nero” andata in scena alla Casa del Cinema
Alberto Sordi è una delle istituzioni del cinema nostrano, un attore, un uomo, un personaggio che non bisogna mai stancarsi di studiare. È da questo che è partito il lavoro di ricerca di Alberto Anile, tra una quantità di documenti infinita, documenti ai quali ha avuto il privilegio di accedere. Il risultato? La realizzazione del numero 592 di "Bianco e nero", il quadrimestrale del Centro Sperimentale diretto dal presidente Felice Laudadio. Un numero interamente dedicato alla figura di Alberto Sordi, non quella classica e nota ai più, ma quella nascosta, diversa. Non a caso è stato intitolato "Sordi segreto" e presentato lunedì scorso, 28 gennaio 2019, presso la Casa del Cinema durante un incontro al quale hanno preso parte anche Carlo Verdone e Walter Veltroni.
L'incontro
A prendere parola per primo è stato il presidente Felice Laudadio che ha presentato gli ospiti e parlato del volume. È intervenuto poi Alberto Anile, che ha parlato di una «scommessa, quella di parlare di Sordi in modo diverso». Anche Walter Veltroni ha ricordato Alberto Sordi, partendo da una critica. «Ci sono pochissimi film di Sordi sulle piattaforme, Alberto è sparito e questa sparizione è qualcosa contro la quale bisogna combattere. Tutto quello che riusciremo a fare nel 2020, in occasione dell'anniversario della sua nascita, sarà legato al recupero. Chi non conosce Sordi ha perso molto della vita. Ai suoi tempi sembrava un pazzo e invece era solo un genio. Ha inventato quasi tutto, compresa una lingua, il romano moderno. In Alberto si vede la fatica. E fatica è grandezza. Cerchiamo di fare in modo che uno dei pezzi migliori dell'Italia del ‘900 venga salvaguardato».
Parola di Carlo Verdone
L'intervento dell'attore Carlo Verdone è stato, poi, di tutt'altro respiro. Molto personale, intimo, toccante. «Per quindici anni siamo stati molto amici con Alberto. Andavamo a cena all'Apuleius, sempre allo stesso tavolo, sempre ordinando le stesse cose. Lui amava stare con quattro/cinque persone, non di più. Tra questi c'erano Ettore Scola e Piero Piccioni. La sua era una casa molto silenziosa, il che è un po' un ossimoro rispetto al Sordi caciarone che si vedeva in tv». Verdone parla poi della sua grandezza artistica. «È stato sicuramente un attore gigantesco, rivoluzionario all'inizio della sua carriera, ha interpretato personaggi che per quei tempi erano fuori dalle regole dell'accademia.
Era folle. All'inizio è stato così poi dopo con gli ultimi film è finito nel conservatorismo più assoluto, come tutti gli avanguardisti d'altronde. Ha fatto lo stesso percorso di Giacomo Balla. Probabilmente è anche nella natura dell'attore finire così. Basti pensare a Fellini in "La voce della luna". Erano figli di altri tempi, di anni più interessanti, più completi». Ha ricordato poi "In viaggio con papà", il film in cui un maturo Alberto Sordi e un giovane Carlo Verdone hanno lavorato insieme. «Quando uscì la prima del film pensavo che avesse tagliato moltissimi dei miei pezzi e invece aveva lasciato tutto intero me ma aveva tagliato lui. Lì ho capito la grande generosità di un uomo che voleva fare il bene di un giovane attore. È grazie a lui se sono diventato attore. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto. Non morirà mai perché è una maschera e le maschere non muoiono.
Per questo non posso essere il suo erede. Lui ha raccontato tempi differenti dai miei. Lui ha attraversato un periodo storico enorme, io ho attraversato le emozioni all'interno delle relazioni». Ha racconta poi un aneddoto personale, che ha fatto scendere un alone di tristezza all'interno della sala. «Nel 1984 mia madre stava molto male, Alberto lo sapeva. Mamma non capiva più niente ma una sera ebbe un attimo di lucidità e disse "mi piacerebbe tanto salutare Alberto Sordi". Io avrei fatto di tutto per mia madre ma sapevo che lui avrebbe detto di no perché era molto impressionabile e mia madre pesava 39 kg, non era decisamente un belvedere. Glielo proposi lo stesso e lui mi disse di sì, che sarebbe venuto senza problemi. Alle 20.30 è arrivato a casa nostra, da solo, è entrato in camera da pranzo, si è chinato su mamma e le ho detto "mamma, è Alberto Sordi". Lei con la mano tremante l'ha toccato, a lui sono venute le lacrime. L'ho ringraziato tanto. È stato un gesto straordinario, che tutti noi in famiglia non dimenticheremo mai. Ecco con queste parole ho voluto ricordare l'umanità di questo grande attore, uomo e amico».
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