Dune, il pianeta sabbioso da cui nacque Star Wars
Debutto da record per la maestosa trasposizione del romanzo-culto di Herbert: Villeneuve ha diviso la trama in 2 parti, evitando i problemi avuti da Lynch
Sulla seconda di copertina di Dune (Sperling & Kupfer) il primo endorsement è di George Lucas: «Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito». Come a dire che non sono alcune scene della trasposizione cinematografica che possono ricordare Star Wars, ma è Star Wars che ricorda la trasposizione cinematografica di Dune, con tutto che non era stata girata. La seconda trasposizione, quella attuale, perché con il capolavoro di Frank Herbert si era già cimentato David Lynch, nel 1984. Non fu un successo: era un compito improbo, vista l'estrema complessità della trama, ne venne fuori un film di oltre 3 ore e mezza, poi sforbiciato senza pietà per arrivare in sala in una versione di 127', con troppi passaggi omessi, presto disconosciuta dall'autore. Denis Villeneuve, reduce da un'altra opera ambiziosa come il sequel di Blade Runner, poteva contare su effetti speciali inimmaginabili negli Anni 80, e ha risolto il problema della durata nel modo più semplice: il Dune appena uscito, che pure supera le 2 ore e mezza è solo la prima parte del libro. E non è detto che il prossimo capitolo, che verrà girato nell'autunno del 2022 sia l'ultimo: l'enorme successo del romanzo, uscito nel 1965, ha portato l'autore a pubblicare ben cinque sequel.
Non vengono considerati all'altezza del primo, ma il materiale per qualche altro kolossal c'è, se la risposta del pubblico li renderà appetibili. E la risposta, per ora c'è stata: Dune, passato (fuori concorso) alla Mostra di Venezia e uscito nei cinema il 16 settembre, nel suo primo fine settimana di programmazione in sala ha incassato 2,2 milioni di euro, miglior risultato in assoluto nel weekend di apertura dell'ultimo anno e mezzo. Timothée Chalamet, candidato all'Oscar per "Chiamami col tuo nome", è il protagonista, Paul, figlio del Duca Leto, erede della casa degli Atreides, chiamati a regnare sul pianeta Arrakis, un enorme deserto sabbioso, percorso da giganteschi vermi delle sabbie (evidente fonte di ispirazione per "Tremors", il film del 1990), abitato dai Fremen, misterioso popolo guerriero che vive nel sottosuolo, e sfruttato (prima che un ambiguo imperatore mandasse gli Atreides a sostituirli) dalla crudele casata degli Harkonnen, divenuta ricchissima con l'estrazione della Spezia, stupefacente e combustibile richiesto in tutto l'universo. Rebecca Ferguson è Lady Jessica, la madre del protagonista, una Bene Gesserit (misterioso e temuto ordine matriarcale, i cui membri hanno grandi poteri psichici), nel cast tra gli altri Zendaya, la Fremen Chani (che appare nelle visioni del protagonista, e avrà un ruolo fondamentale nel secondo capitolo), Josh Brolin, Jason Momoa e Javier Bardem. Il film è maestoso, spettacolare, e si prende i suoi tempi, tra flashback e paesaggi mozzafiato (gli esterni, come per vari Star Wars, sono stati girati nel deserto del Wadi Rum, in Giordania), esaltati dal grande schermo. E il pubblico, che non vedeva l'ora di tornare al cinema dopo la pandemia, sembra averlo capito.
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