Roma-Sampdoria 4-1: se tornano a segnare le punte
Doppietta di Dovbyk in 20 minuti, rifinisce Baldanzi, nel finale arriva la rete di Shomurodov. Ranieri attento alle energie: Pellegrini in campo 20' Dybala in panchina
La Roma non fa la stupida, supera in scioltezza l’ostacolo Sampdoria, lascia gli ottavi di Coppa Italia e a febbraio troverà il Milan ai quarti, in gara secca a San Siro. Era questo che si chiedeva alla squadra e la vittoria rassicurante è arrivata, col risultato messo in cassaforte in poche battute e la qualificazione già dopo 24 minuti. Così alla fine il resto della gara è stata un lungo allenamento, buono per Ranieri per gestire il minutaggio, trovare la centratura di qualche giocatore, restituire autostima agli autori dei gol (Dovbyk in doppietta in 19 minuti, Baldanzi a segno per il terzo gol, Shomurodov per il sigillo finale appena entrato) e godersi finalmente una serata tranquilla a dispetto di un gol sampdoriano, allo scoccare dell’ora di gioco, che ha fatto arrabbiare Ranieri e negato a Ryan all’esordio la soddisfazione del clean sheet.
La pratica è stata chiusa già al 45’ con il 3-0 con cui si è andati all’intervallo, ma in realtà la gara è durata 9 minuti, il tempo per Dovbyk di realizzare il primo gol e poi di riprendere il pallone e calciarlo via verso la curva, a scaricare quel po’ di frustrazione che ogni centravanti accumula quando si ritrova ad attraversare un periodo più o meno lungo senza segnare, e a lui è capitato per un mese e mezzo: l’ultimo lo aveva realizzato a Verona il 3 novembre. Magicamente, dopo altri dieci minuti ne ha segnato un altro, semplicemente facendosi trovare fermo al posto giusto. Va così con i bomber e Artem fa sicuramente parte di questa categoria. Nella ripresa ha avuto anche l’occasione per segnare il terzo, ma si è fatto ipnotizzare da Vismara. Baldanzi e Shomurodov hanno completato lo score della serata, così sono tornati a far la voce grossa gli attaccanti della Roma, dopo un periodo in cui a segnare sono stati soprattutto interpreti di altri reparti. Il compito della Roma è stato indubbiamente facilitato dall’atteggiamento tattico a vocazione suicida della Sampdoria, inizialmente schierata con un 433 da Semplici, terzo allenatore di stagione proprio come Ranieri. I blucerchiati sono scesi in campo con due terzini assai stretti al fianco di Meulensteen (un mediano prestato alla difesa) e Vulikic, tre centrocampisti allegrotti (il promettente nigeriano Akinsanmiro, proprietà Inter, il regista Yepes, e Ronaldo Vieira sul centrosinistra), più l’ex romanista Borini, Leonardi e Pedrola in attacco. Ranieri è sceso invece col suo solito 3421, con la felice intuizione di Saelemaekers esterno a tutto fascia, con Angeliño a sinistra, due centrali di ruolo (Hermoso in mezzo e Ndicka nel centrosinistra) a rappresentare il reparto in assenza di Mancini (squalificato) ed Hummels (ancora influenzato) e Celik schierato inizialmente da terzo centrale, in realtà quasi naturalmente portato a spingere sulla fascia più che a lavorare in difesa, mentre Paredes e Pisilli sono stati i due mediani di lotta e di governo. E la Roma dei primi minuti è stata talmente travolgente che dopo il terzo gol arrivato al 24’, Semplici ha chiesto ai suoi di cambiare sistema, ha abbassato Borini in fascia per contenere meglio le avanzate di Angeliño, consolidato a sinistra Veroli verso Saelemaekers, e tenendo tre centrali ad occuparsi almeno in parità numerica dei tre attaccanti romanisti, con Baldanzi e Zalewski a dividersi gli spazi alle spalle di Dovbyk. Perché in quella prima mezz’ora non c’è stata proprio partita, tra spazi generosi concessi e belle giocate romaniste. Già al 4’ una spizzata di testa di Saelemaekers ha mandato Baldanzi in profondità in area all’uno contro uno, il toscano si è liberato sul destro e ha testato i guanti di Vismara. Al 9’ il vantaggio, ancora con il belga protagonista sulla destra, bravo a guadagnarsi lo spazio per crossare lungo e basso a centro area dove Dovbyk è arrivato con il tempo giusto a deviare di sinistro all’angolino: dunque se lo servono bene l’ucraino segna, buono a sapersi. Al 14’ un errore in disimpegno di Yepes, in una presunzione di costruzione dal basso troppo fantasiosa, ha favorito l’incursione ancora di Saelemaekers che stavolta si è messo in proprio e ha calciato di destro di poco alto sopra la traversa. Ma il raddoppio è arrivato poco dopo, al 19’, sullo stesso asse: Saelemaekers in uscita profonda in fascia ha cercato ancora al centro l’ucraino, Meulensteen lo ha anticipato e di petto ha cercato di attutire il cross per il portiere, ma il pallone s’è impennato, ha sbattuto sulla traversa ed è tornato in campo proprio sulla testa di Dovbyk che a porta vuota ha siglato la sua doppietta. Neanche il tempo di ripartire e al 24’ è arrrivato anche il terzo gol, con Paredes capace di trovare Baldanzi tra le maglie larghe degli avversari e il talentino pronto a fiondarsi negli spazio vuoti, fino a calciare forte e basso all’angolino alla destra di Vismara. Terzo gol e Sampdoria stordita: Semplici ha così richiamato a sé Borini e gli ha chiesto il sacrificio di abbassarsi da quinto per difendere almeno a tre: e la situazione si è riequilibrata.
Un po’ per la maggiore attenzione degli ospiti, un po’ per la sopravvenuta pigrizia giallorossa, la partita si è fatta all’improvviso noiosa, nonostante la volenterosa disposizione dei 56.858 tifosi presenti (questi almeno sono stati i paganti, poi magari qualche migliaio non si sono presentati lo stesso), tra cui anche i coloratissimi ultrà blucerchiati, felici a cantare per tutta la serata, a prescindere dalle dimensioni del risultato. Al 41’ un altro squillo di Dovbyk (su lancio di Paredes e scarico di Saelemaekers di petto) è stato provvidenzialmente deviato dall’opposizione di un difensore sampdoriano: probabilmente sarebbe stato il terzo gol personale. Prima del duplice fischio c’è stato anche un tentativo degli ospiti, con un sinistro di Veroli alto. Al cambio tattico di Semplici Ranieri aveva risposto assecondando la già naturale predisposizione della sua squadra a scivolare sul fronte destro con Celik: così ha reso ufficiale il passaggio del modulo al 4231, con Saelemaekers più stretto vicino a Baldanzi e Zalewski alle spalle di Dovbyk e Celik largo a fare il terzino (di spinta). Con due cambi mirati, l’allenatore della Samp ha risistemato un po’ meglio la sua squadra mettendosi a specchio, con Borini e Akinsanmiro alle spalle dell’acerbo Leonardi con quattro centrocampisti (tra cui i due neoentrati De Paoli e Ioannou sulle fasce) e tre difensori: ad uscire sono stati i due esterni di fascia sinistra, Veroli e Pedrola. La Roma ha cominciato a fare un po’ di accademia e la Samp, più comoda nel nuovo sistema, ha preso coraggio, fino a realizzare allo scadere della prima ora di gioco il gol del 3-1, con Yepes, pescato solo in area per una doppia mancata chiusura di Paredes ed Hermoso, su una transizione rapida su cui la difesa giallorossa si è fatta trovare un po’ troppo allegra. Ranieri ha proceduto allora ai cambi che aveva già pensato per dare nuovo vigore alla sua squadra: dentro Le Fée e Soulé per Pisilli (già ammonito, non era il caso di rischiare niente) e Saelemaekers. E Semplici ha risposto inserendo Benedetti al posto di Vieira. Dopo neanche un minuto, al primo pallone giocato, Soulé ha preso un pallone dalla sua mattonella, lo ha spostato sul sinistro e ha calciato forte a giro cogliendo l’incrocio dei pali alla destra di Vismara chiaramente battuto: che iella! Pochi secondi dopo Zalewski dalla parte opposta ha provato ad emulare il compagno, calciando troppo alto. E un altro minuto dopo ancora Soulé ha imbeccato sulla verticale Dovbyk e l’ucraino si è ritrovato da solo davanti a Vismara, e da lì ha cercato la soluzione più banale, il sinistro forte verso il secondo palo, intuito dal portiere blucerchiato. Altri cambi hanno definito l’assetto finale delle squadra (con Pellegrini a metà campo dal 25’ al posto di Paredes e Dahl alto a sinistra al posto di Zalewski), e poi è stato il momento di Shomurodov, entrato in campo con la benedizione di Dybala: così quando un minuto dopo l’ingresso proprio l’uzbeko ha deviato imparabilmente di testa un gran cross di Angeliño, è stato inevitabile andare a festeggiare la rete proprio tra le braccia dell’argentino, divertito dalla riuscita della profezia che gli aveva evidentemente svelato. E durante i minuti di recupero Celik di testa ha sfiorato il quinto gol ancora su cross dello spagnolo mancino: forse il turco non ha voluto togliere la ribalta agli attaccanti, finalmente tornati grandi protagonisti.
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