Testaccio ti ascolta
Nel cuore della città presentato il libro di Tonino Cagnucci “Il grande romanzo della Roma”. Il tifo per la squadra della Capitale rappresentato in ogni suo aspetto, dalle pagine a chi c’è stato
Tanta Roma. In pochi metri. Conta poco lo spazio, come il tempo, quando a prendersi la scena sono le emozioni. E il teatro non può che essere il cuore: della città, del tifo, della Roma. «Testaccio ti guarda», recitava uno striscione della Sud negli Anni 80. Monito e insieme sprone alla squadra. Sabato Testaccio ha ascoltato. Storie che appartengono al rione, al popolo, a tutti i protagonisti de “Il grande romanzo della Roma”, presentato dall’autore Tonino Cagnucci nel luogo più iconico del romanismo. Accompagnato dal parterre de roi del romanismo: rappresentanti storici della Curva, campioni d’Italia, scrittori, giornalisti, tifosi di ogni generazione: oltre cento persone stipate nella sede del Roma Club Testaccio - e di più fuori - all’insegna del “più siamo, meglio stiamo”. Da famiglia.
Genitori e figli, a partire da quella di Francesco Lalli (che col fratello Gioacchino apre il libro), la signora Ornella, che ha ascoltato dalla viva voce dell’autore lo straordinario racconto del papà e dello zio, ricevendo un mazzo di fiori, rigorosamente giallorossi, emozionandosi in silenzio. «L’impossibilità di dire la Roma», nei fatti e nelle parole di chi lo ha scritto. Parole che creano suggestioni talmente forti da spingere Luca Di Bartolomei - altro cognome che fa vibrare le corde dell’anima - a paragonare Tonino agli scrittori cult per ogni amante del calcio. «Tonino ha la sfortuna di essere nato a Roma, perché fosse stato inglese o sudamericano lui varrebbe Nick Hornby o Osvaldo Soriano». Accostamenti illustri, ma che non restano isolati, quando prendere il microfono tocca a Massimo Izzi, lo storico della Roma per eccellenza: «È sul podio degli scrittori che hanno trattato la nostra squadra dal 1927 a oggi, con Vittorio Finizio e Fulvio Stinchelli. La sua scrittura è come una lampada: illumina cose che nessuno di noi riesce a scorgere, ma quando le vediamo pensiamo “cavolo, stavano proprio lì, ha detto esattamente quello che non riconoscevamo eppure sentivamo dentro di noi”».
È proprio nella narrazione della Roma immancabile compagna di vita, quella che ci porta per mano nella quotidianità come nei viaggi emotivi che oscillano fra bene e male, gioie, illusioni, speranze e dolori, la straordinaria capacità di Tonino. Fra le storie su cui ha acceso le luci di tutti, ce n’è una in particolare che ha commosso Sandro Bonvissuto. Fabio Ridolfi a 46 anni ha chiesto l’eutanasia, ma una volta ottenuto il benestare ha voluto attendere la finale di Tirana, per andarsene da campione d’Europa, con le struggenti parole di Capitan Pellegrini a lui dedicate.
Storie di romanismo, narrate da «un fuoriclasse della scrittura» (copyright Piero Torri), in un libro che è «l’asta che sorregge la bandiera della Roma», come efficacemente descritto da Luca Pelosi. Storie accompagnate dalle parole di Ludovica Cau, autrice della lettera del Commando ad Agostino, forse la persona più indicata a dipingere l’essenza del romanismo. Assieme a Tonino.
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