Capogrossi: la mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Nella ricorrenza dei cinquant’anni dalla morte dell’artista romano sono oltre trenta i dipinti insieme a una ventina di opere realizzate su carta
La ricorrenza dei cinquant’anni dalla scomparsa di Giuseppe Capogrossi (Roma, 7 marzo 1900 – 9 ottobre 1972) è un’importante e unica occasione per celebrare uno dei padri della pittura informale e dell’arte italiana del Novecento. Il pittore romano è stato tra i primi a rivoluzionare il linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra. Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea è partita, dal 20 settembre scorso, la grande mostra dal titolo “Capogrossi. Dietro le quinte” a cura di Francesca Romana Morelli, realizzata in collaborazione con la Fondazione Archivio Capogrossi e il sostegno di Ghella e UniCredit.
L’esposizione riporta così a Roma, sua città natale, l’opera dell’artista dopo oltre 20 anni, dando avvio alle iniziative per questo anniversario nel contesto di un progetto articolato dal titolo “Capogrossi. Il segno nei musei e nelle istituzioni italiane”. Alla Biennale di Venezia del 1954 Capogrossi è presente con una memorabile sala personale: Giulio Carlo Argan, convinto che l’arte è un “atto della coscienza”, dopo avere visitato l’esposizione scrive in privato all’artista "Tra i pittori d’oggi tu sei uno dei pochi che si preoccupano assai più della forma che del quadro; e si rendono conto che, per salvare la prima, può essere necessario e mette comunque conto di sacrificare il secondo (…) Perciò io penso che la tua posizione, anche se qualcuno possa giudicarla ostinatamente appartata e astrattamente contemplativa , sia generosa ed umana.(…) Fa sempre piacere ritrovare nella pittura di un amico le sue più autentiche qualità morali; e di questo, non d’altro". In mostra, una selezione di oltre trenta dipinti e una ventina di opere su carta provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale, sede del più cospicuo nucleo di opere dell’artista, dalla Fondazione Archivio Capogrossi e da collezioni private. Completano l’esposizione documenti d’archivio provenienti dai fondi documentari dell’artista conservati nell’Archivio della Galleria e presso la Fondazione, come ritratti fotografici di Capogrossi con personaggi di spicco dell’epoca, cataloghi di mostre, riviste, lettere e articoli di giornale, che ricostruiscono le relazioni intessute dall’artista. Tra le opere esposte, una selezione di dipinti non esposti da lungo tempo come l’iconica Superficie 274 (1954) e Autoritratto con Emanuele Cavalli (1927 circa), in cui l’artista raddoppia sé stesso attraverso il ritratto del sodale Emanuele Cavalli, che spunta da dietro le sue spalle. Il Paesaggio invernale (1935), ripreso dalla terrazza in cima a una palazzina di Prati, dove Capogrossi aveva il suo studio, ma anche inteso come pura e desolata messa in scena della vita umana (di proprietà di UniCredit).
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